Dal discorso del Parco delle Gazzelle di Varanasi/Benares (Mahavagga I,6,17-22):
Così ho udito. Una volta il Beato soggiornava a Isipatana, presso Baranasi, nel parco delle gazzelle. Qui il Beato si rivolse al gruppo dei cinque asceti mendicanti.
"O monaci, coloro che hanno abbandonato la vita non devono indulgere ai due estremi. Quali sono questi due estremi? Un estremo è il dedicarsi al godimento dei piaceri sensuali: questo comportamento è infimo, villano, ignobile e vano. L'altro estremo è il dedicarsi alla mortificazione di se stessi: questo comportamento è doloroso, ignobile e vano.
Evitando questi due estremi, o monaci, il Tathagata ha realizzato il ' sentiero di mezzo ' che produce la visione e la conoscenza, e che guida alla calma, alla perfetta conoscenza, al perfetto risveglio, al nibbana.
E cos'è mai, o monaci, questo ' sentiero di mezzo ' realizzato da Tathagata che produce la visione e la conoscenza, e che guida alla calma, alla perfetta conoscenza, al perfetto risveglio, al nibbana? Esso è il nobile ottuplice sentiero, ovvero la retta visione, la retta intenzione, la retta parola, la retta azione, il retto modo di vivere, il retto sforzo, la retta presenza mentale e la retta concentrazione. Questo, o monaci, è il ' sentiero di mezzo ' realizzato dal Tathagata che produce la visione e la conoscenza, e che guida alla calma, alla perfette conoscenza, al perfetto risveglio, al nibbana.
Questa, o monaci, è la nobile verità del dolore (dukkha): la nascita è dolore, la vecchiezza è dolore, la malattia è dolore, la morte è dolore, l'unione con ciò che è discaro è dolore, la separazione da ciò che è caro è dolore, il non ottenere ciò che si desidera è dolore. In breve, i cinque aggregati (Khandha) che rappresentano la base dell'attaccamento all'esistenza, è dolore.
Questa, o monaci, è la nobile verità dell'origine del dolore (dukkhasamudaya): l'origine del dolore s'identifica con la brama (tanha), la quale conduce a nuove esistenze, è congiunta col diletto e con la concupiscenza, e trova appagamento ora qua ora là. Esiste la brama per il godimento degli oggetti dei sensi, la brama per l'esistenza, la brama per la non - esistenza.
Questa, o monaci, è la nobile verità della cessazione del dolore (dukkhanirodha): la cessazione del dolore è l'estinzione, il completo svenimento, l'abbandono, il rifiuto di questa brama, la liberazione e il distacco da essa.
Questa, o monaci, è la nobile verità del sentiero che conduce alla cessazione del dolore (dukkhanirodhagamini patipada): esso è il nobile ottuplice sentiero, ovvero retta visione, retta intenzione, retta parola, retta azione, retto sforzo, retto modo di vivere, retta presenza mentale e retta concentrazione.
' Questo è il dolore, nobile verità ', ' il dolore, nobile verità, deve essere pienamente compreso ', ' il dolore, nobile verità, è stato pienamente compreso ': questa visione, o monaci, questa conoscenza, questa saggezza, questa sapienza, questa illuminazione circa cose mai udite prima, nacque in me.
' Questa è l'origine del dolore, nobile verità ', ' l'origine del dolore, nobile verità, deve essere abbandonata ', ' l'origine del dolore, nobile verità, è stata abbandonata ': questa visione, o monaci, questa conoscenza, questa saggezza, questa sapienza, questa illuminazione circa cose mai udite prima, nacque in me.
' Questa è la cessazione del dolore, nobile verità ', ' la cessazione del dolore, nobile verità, deve essere realizzata personalmente ', ' la cessazione del dolore, nobile verità, è stata realizzata personalmente ': questa visione, o monaci, questa conoscenza, questa saggezza, questa sapienza, questa illuminazione circa cose mai udite prima, nacque in me.
' Questo è il sentiero che conduce alla cessazione del dolore, nobile verità ', ' il sentiero che conduce alla cessazione del dolore, nobile verità, deve essere sviluppato e coltivato ', ' il sentiero che conduce alla cessazione del dolore, nobile verità, è stato sviluppato e coltivato ': questa visione, o monaci, questa conoscenza, questa saggezza, questa sapienza, questa illuminazione circa cose mai udite prima, nacque in me.
E, o monaci, finché questa visione cosciente delle Quattro Nobili Verità, con il suo triplice svolgimento ed i conseguenti dodici aspetti, non fu ben purificata, fino a quel momento, io non dichiarai al mondo, con i suoi deva, Mara, Brama, con le intere generazioni di asceti, di Brahmana, di esseri considerati divini e uomini, non dichiarai - dico - di aver perfettamente ottenuto il supremo e perfetto risveglio.
Ma non appena, o monaci, questa visione cosciente delle Quattro Nobili Verità, con il suo triplice svolgimento ed i conseguenti dodici aspetti, fu ben purificata, allora io dichiarai al mondo, con i suoi deva, Mara, Brama, con le intere generazioni di asceti, di Brahmana, di esseri considerati divini e uomini, dichiarai - dico - di aver perfettamente ottenuto il supremo e perfetto risveglio.
La conoscenza e la visione sorsero in me: 'la liberazione è per me inamovibile. Questa è l'ultima nascita. Ora non esiste più una nuova esistenza'.
- Il Nirvana:
aria, ove non è né la sede dello spazio infinito né quella dell'infinita coscienza, né
quella della nullità, né quella propria a " né-coscienza-né-non-coscienza ", ove
non è né questo mondo né un mondo di là da questo, né entrambi assieme, né
luna, né sole. Da là, o monaci, io dichiaro, non si viene a nascere: ivi non si va,
[in quella condizione] non v’è permanenza, non v’è decadenza, non v’è nascita.
Non è fissa, non si muove, non è fondata su cosa alcuna.
Quella è, invero, la fine del Dolore”.
(Udana VIII,I)
Che cos'è il "Nirvana" nel Buddhismo?
"Il termine significa 'estinzione'. Ma non è l'estinzione dell'uomo. Il Buddha non è stato un nichilista. Il solo annientamento da lui cercato è stato quello della sofferenza e delle cause che la provocano.. Questo è il nirvana. Una delle migliori definizioni antiche del nirvana è: l'estinzione della passione, dell'avversione e della confusione o smarrimento. Sono i tre peccati capitali descritti nel buddhismo delle origini. I testi pali dicono tante altre cose sul nirvana. Quando adottano il linguaggio negativo descrivono il nirvana come fine della sofferenza e del divenire, immortalità, modo di essere irremovibile, semplicità assoluta, estinzione della vanità, del pensiero e della brama, scioglimento da ogni attaccamento o desiderio, un modo di essere senza fine. Nel linguaggio positivo il nirvana è perfetta salute, massima sicurezza, libertà da ogni legame, un'isola di rifugio nel flusso del samsara, soddisfazione perfetta, pace, felicità.
La mente umana e il linguaggio non riescono a descrivere adeguatamente il nirvana, perchè è una realtà che trascende ogni concezione e definizione. Questo è il motivo per cui del Buddha, colui che è salvato e liberato,non si può dire che, dopo la morte, è, nè che non è, nè che è e non è, nè che non è ed è. Il nirvana, anche se può essere raggiunto in questa vita, rimane inconcepibile dalla mente umana."
(da G. Favaro, Il dialogo interreligioso, Ed. Queriniana, Brescia 2002, pag. 284-285)
Che cos'è il "Nirvana" nel Buddhismo?
"Il termine significa 'estinzione'. Ma non è l'estinzione dell'uomo. Il Buddha non è stato un nichilista. Il solo annientamento da lui cercato è stato quello della sofferenza e delle cause che la provocano.. Questo è il nirvana. Una delle migliori definizioni antiche del nirvana è: l'estinzione della passione, dell'avversione e della confusione o smarrimento. Sono i tre peccati capitali descritti nel buddhismo delle origini. I testi pali dicono tante altre cose sul nirvana. Quando adottano il linguaggio negativo descrivono il nirvana come fine della sofferenza e del divenire, immortalità, modo di essere irremovibile, semplicità assoluta, estinzione della vanità, del pensiero e della brama, scioglimento da ogni attaccamento o desiderio, un modo di essere senza fine. Nel linguaggio positivo il nirvana è perfetta salute, massima sicurezza, libertà da ogni legame, un'isola di rifugio nel flusso del samsara, soddisfazione perfetta, pace, felicità.
La mente umana e il linguaggio non riescono a descrivere adeguatamente il nirvana, perchè è una realtà che trascende ogni concezione e definizione. Questo è il motivo per cui del Buddha, colui che è salvato e liberato,non si può dire che, dopo la morte, è, nè che non è, nè che è e non è, nè che non è ed è. Il nirvana, anche se può essere raggiunto in questa vita, rimane inconcepibile dalla mente umana."
(da G. Favaro, Il dialogo interreligioso, Ed. Queriniana, Brescia 2002, pag. 284-285)

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