lunedì 17 ottobre 2011

PRIME LICEO - Mary di Abel Ferrara (2005)

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Cast: Juliette Binoche, Matthew Modine, Forest Whitaker, Kate Conner, Marion Cotillard, Ettore D'Alessandro, Stefania Rocca, Elio Germano
Produzione: Roberto De Nigris, Thierry Klemniuk, Fernando Sulichin
Distribuzione: Mikado
Data di uscita: Venezia 2005
18 Novembre 2005 (cinema)

Trama:
Tony Childress (Matthew Modine), regista indipendente, interpreta il ruolo di Cristo nel suo nuovo film This is my Blood. Al termine delle riprese, l’attrice Marie Palesi (Juliette Binoche), interprete del ruolo di Maria Maddalena, anziché rientrare con Tony a New York parte alla volta di Gerusalemme per continuare il viaggio spirituale cominciato con la sua interpretazione nel film. Camminerà lungo la Via Dolorosa, entrerà nel Santo Sepolcro dove bacerà la Pietra Depositale. Un anno dopo a Manhattan, il giornalista Ted Younger (Forest Whitaker), conduce una personale inchiesta sulla vita di Gesù per un popolare show: si ritroverà spiritualmente spiazzato e in crisi con la moglie


primo piano
Ferrara affronta la fede con la semplicità e la fluidità di chi ha imparato, finalmente, a parlare perfettamente la lingua del cuore, quella del cervello e quella dello stomaco
Davide Morena     * * * * -

Atteso, attesissimo nuovo film di Abel Ferrara, al lavoro sul più sacro dei temi: la religione. C'erano tutte le premesse per uno scandalo, e il timore che uno tra i massimi talenti degli ultimi venti anni rimanesse tale, e non sublimasse mai in indiscutibile personalità intellettuale del nostro tempo. Cosa che invece è fatalmente accaduta. Ferrara non è più il "bad boy" dei narcotraffici e dei tenenti corrotti, è cresciuto, ma non si è addolcito. E oggi è un "bad man", che maneggia la macchina da presa come la forchetta (perché sia chiaro che il film è tecnicamente squisito) e si permette il lusso di prendere la parola senza neanche alzare la mano.
Che un film che parla di Gesù sia destinato ad attirarsi critiche feroci da ogni dove, ci pensa lo stesso Ferrara a chiarirlo per bocca del suo alter ego nel film, Matthew Modine, che veste i panni di un regista che ha appena ultimato un film proprio sulla vita di Gesù e si appresta a presentarlo nell'ultima puntata di uno show sullo stesso argomento. Ma Ted Younger (un immenso Forest Whiteaker), l'anchorman di successo che lo conduce, vuole scavare a fondo sia per motivi professionali, che per una tragedia che sta vivendo in famiglia: perciò si batte per un intervento nello show anche di Marie Palesi, che dopo aver interpretato Maria Maddalena nel film, preda di una crisi mistica, è fuggita a Gerusalemme.
Destinato agli anatemi, dicevamo, eppure sostenuto da una franchigia che difficilmente potrà essergli negata: la franchigia del grande autore, che dice ciò che dice per nessun altro fine se non la necessità di farlo. Questo uno dei binari di Mary: Ferrara/Modine rivendica il diritto di dire la sua anche su Dio, soprattutto su Dio, senza per questo mettere in dubbio che sia buono o cattivo, ma semplicemente tenendosi alle parole di San Tommaso, e cioè che c'è luce divina in ognuno di noi, e ciò ci rende partecipi, tutti, della divinità. Ed ecco la necessità di rivedere il ruolo di Maria Maddalena tra i seguaci di Gesù, se tante, troppe prove dicono che ella fosse più che una prostituta "redenta", se non l'apostolo più prossimo a Gesù assieme a Pietro.
Corre parallelo l'altro binario, quello della dimensione più intima e personale della fede, che è un rifugio dal male del mondo (la scena di Ted al telefono che chiede perdono alla moglie, con alle sue spalle un monitor dove scorrono le scene di un attentato palestinese, è folgorante) e che può divenire il faro della nostra vita anche quando non lo abbiamo tenuto in conto.
Tutto narrato con la semplicità e la fluidità di chi ha imparato, finalmente, a parlare perfettamente la lingua del cuore, quella del cervello e quella dello stomaco.
Non c'è spazio né opportunità di analizzare tali temi nel dettaglio in questa sede, ma il giudizio su questo film può essere espresso senza indugi, sebbene vada necessariamente sdoppiato: sul fronte morale, su ciò che Abel Ferrara dice di sé, di Dio e del mondo, il giudizio è sospeso; ma se ancora crediamo che i film siano anche opere d'arte, capaci di scaraventarci di fronte a noi stessi e a ciò in cui crediamo, allora Mary è un capolavoro. Inevitabile e doloroso come ogni capolavoro deve essere.

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