venerdì 28 ottobre 2011

TERZE LICEO - La rivelazione del N.T.: Gesù di Nazaret "immagine" (icona) di Dio

"Egli è immagine (eikòn) del Dio invisibile" (Col 1,15)

La libertà del Nazareno:

- Mc 2,23-28 + 3,1-6:
  " 23Avvenne che di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. 24I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». 25Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? 26Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!». 27E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! 28Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».
  1Entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, 2e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. 3Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». 4Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. 5E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. 6E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire."

- Mc 5,25-34:
  " 25Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. 28Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». 29E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
30E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». 31I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». 32Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male»."

- Mt 4,1-11:
  " 1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
ed essi ti porteranno sulle loro mani
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:
Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».
8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:
Il Signore, Dio tuo, adorerai:
a lui solo renderai culto».
11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano."



 

 

giovedì 20 ottobre 2011

TERZE LICEO - L'esperienza del male: quale "volto" di Dio dopo Auschwitz?

La testimonianza di Elie Wiesel (1928/ premio Nobel per la pace nel 1986) deportato ad Auschwitz e Buchenwald: da Elie Wiesel, La notte, Ed. La Giuntina, Firenze 1980:

"La sera, sdraiati sui nostri giacigli, cercavamo di cantare qualche melodia chassidica, e Akiba Drumer ci spezzava il cuore con la sua voce grave e profonda. Alcuni parlavano di Dio, delle Sue vie misteriose, dei peccati del popolo ebraico e della liberazione futura. Io avevo smesso di pregare. Come capivo Giobbe! Non avevo negato la Sua esistenza, ma dubitavo della Sua giustizia assoluta."  (pag. 49)

"Ho visto altre impiccagioni, ma non ho mai visto un condannato piangere, perché già da molto tempo questi corpi inariditi avevano dimenticato il sapore amaro delle lacrime.
Tranne che una volta. L'Oberkapo del 52° commando dei cavi era un olandese: un gigante di più di due metri. Settecento detenuti lavoravano ai suoi ordini e tutti l'amavano come un fratello. Mai nessuno aveva ricevuto uno schiaffo dalla sua mano, un'ingiuria dalla sua bocca.
Aveva al suo servizio un ragazzino un pipel, come lo chiamavamo noi. Un bambino dal volto fine e bello, incredibile in quel campo.
(A Buna i pipel erano odiati: spesso si mostravano più crudeli degli adulti. Ho visto un giorno uno di loro, di tredici anni, picchiare il padre perché non aveva fatto bene il letto. Mentre il vecchio piangeva sommessamente l'altro urlava: «Se non smetti subito di piangere non ti porterò più il pane. Capito?». Ma il piccolo servitore dell'olandese era adorato da tutti. Aveva il volto di un angelo infelice).
Un giorno la centrale elettrica di Buna saltò. Chiamata sul posto la Gestapo concluse trattarsi di sabotaggio. Si scoprì una traccia: portava al blocco dell'Oberkapo olandese. E lì, dopo una perquisizione, fu trovata una notevole quantità di armi. L'Oberkapo fu arrestato subito. Fu torturato per settimane, ma inutilmente: non fece alcun nome. Venne trasferito ad Auschwitz e di lui non si senti più parlare. Ma il suo piccolo pipel era rimasto nel campo, in prigione. Messo alla tortura restò anche lui muto. Allora le S.S. lo condannarono a morte, insieme a due detenuti presso i quali erano state scoperte altre armi.
Un giorno che tornavamo dal lavoro vedemmo tre forche drizzate sul piazzale dell'appello: tre corvi neri. Appello. Le S.S. intorno a noi con le mitragliatrici puntate: la tradizionale cerimonia. Tre condannati incatenati, e fra loro il piccolo pipel, l'angelo dagli occhi tristi. Le S.S. sembravano più preoccupate. Più inquiete del solito. Impiccare un ragazzo davanti a migliaia di spettatori non era un affare da poco. Il capo del campo lesse il verdetto. Tutti gli occhi erano fissati sul bambino. Era livido, quasi calmo, e si mordeva le labbra. L'ombra della forca lo copriva. Il Lagerkapo si rifiutò questa volta di servire da boia. Tre S.S. lo sostituirono. I tre condannati salirono insieme sulle loro seggiole. I tre colli vennero introdotti contemporaneamente nei nodi scorsoi.
- Viva la libertà! - gridarono i due adulti.
Il piccolo, lui, taceva.

- Dov'è il Buon Dio? Dov'e? - domandò qualcuno dietro di me.
A un cenno del capo del campo le tre seggiole vennero tolte.
Silenzio assoluto. All'orizzonte il sole tramontava.
Scopritevi! - urlò il capo del campo. La sua voce era rauca. Quanto a noi, noi piangevamo.
- Copritevi!
Poi cominciò la sfilata. I due adulti non vivevano più. La lingua pendula, ingrossata, bluastra. Ma la terza corda non era immobile: anche se lievemente il bambino viveva ancora...
Più di una mezz'ora restò così, a lottare fra la vita e la morte, agonizzando sotto i nostri occhi. E noi dovevamo guardarlo bene in faccia. Era ancora vivo quando gli passai davanti. La lingua era ancora rossa, gli occhi non ancora spenti.
Dietro di me udii il solito uomo domandare:
- Dov'è dunque Dio?
E io sentivo in me una voce che gli rispondeva:
- Dov'è? Eccolo: è appeso lì, a quella forca... Quella sera la zuppa aveva un sapore di cadavere." (pag. 65-67)

Una voce ebraica: Hans Jonas (1903-1993): da Hans Jonas, Il concetto di Dio dopo Auschwitz. Una voce ebraica, Ed. Il melangolo, Genova 1989:

"Dio permise che ciò accadesse. Ma quale Dio poteva permetterlo? [...] per l'ebreo che vede nell'al di qua il luogo della creazione, della giustizia e della salvezza divina, Dio è in modo eminente il signore della storia, e quindi 'Auschwitz', per il credente, rimette in questione il concetto stesso di Dio che la tradizione ha tramandato. [...] Quindi chi non intende rinunciare sic et simpliciter al concetto di Dio... deve pensare questo concetto in modo del tutto nuovo e cercare una nuova risposta all'antico interrogativo di Giobbe. Ove decidesse di farlo, dovrebbe anche lasciar cadere l'antica concezione di Dio signore della storia: perciò, quale Dio ha permesso che ciò accadesse?"  (pag. 22-23)

"Dopo Auschwitz possiamo e dobbiamo affermare con estrema decisione che una Divinità onnipotente o è priva di bontà o è totalmente incomprensibile... Ma se Dio può essere compreso solo in un certo modo e in un certo grado, allora la sua bontà (cui non possiamo rinunciare) non deve escludere l'esistenza del male; e il male c'è solo in quanto Dio non è onnipotente. Solo a questa condizione possiamo affermare che Dio è comprensibile e buono e che nonostante ciò nel mondo c'è il male. [...] Durante gli anni in cui si scatenò la furia di Auschwitz Dio restò muto... non intervenne, non perchè non lo volle, ma perchè non fu in condizione di farlo"  (pag. 34-35)

Una voce cristiana: Jurgen Moltmann (1926): da Jurgen Moltmann, Il Dio Crocifisso. La croce di Cristo, fondamento e critica della teologia cristiana, Ed. Queriniana, Brescia 2002 (quinta edizione), pag. 326:

"Una <<teologia dopo Auschwitz>> può apparire impossibile o suonare blasfema a coloro che si accontentano del teismo o delle credenze della loro infanzia, o che hanno perso la fede. [...] Ma rimaniamo nel concreto e pensiamo ai martiri. A proposito di queste persone, di queste mute vittime, possiamo dire in senso realmente figurato che Dio stesso pende dalla forca. E se lo affermiamo con serietà, dovremo anche aggiungere che, come la croce di Cristo, così anche il lager di Auschwitz si trova in Dio stesso, è stato cioè assunto nel dolore del Padre, nella consegna del Figlio e nella forza dello Spirito. [...]
Dio in Auschwitz e Auschwitz in Dio: è questo il fondamento di una sperianza reale, che abbraccia la realtà del mondo e su di essa trionfa, ed è anche la ragione di un amore che è più forte della morte"


lunedì 17 ottobre 2011

PRIME LICEO - Mary di Abel Ferrara (2005)

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Cast: Juliette Binoche, Matthew Modine, Forest Whitaker, Kate Conner, Marion Cotillard, Ettore D'Alessandro, Stefania Rocca, Elio Germano
Produzione: Roberto De Nigris, Thierry Klemniuk, Fernando Sulichin
Distribuzione: Mikado
Data di uscita: Venezia 2005
18 Novembre 2005 (cinema)

Trama:
Tony Childress (Matthew Modine), regista indipendente, interpreta il ruolo di Cristo nel suo nuovo film This is my Blood. Al termine delle riprese, l’attrice Marie Palesi (Juliette Binoche), interprete del ruolo di Maria Maddalena, anziché rientrare con Tony a New York parte alla volta di Gerusalemme per continuare il viaggio spirituale cominciato con la sua interpretazione nel film. Camminerà lungo la Via Dolorosa, entrerà nel Santo Sepolcro dove bacerà la Pietra Depositale. Un anno dopo a Manhattan, il giornalista Ted Younger (Forest Whitaker), conduce una personale inchiesta sulla vita di Gesù per un popolare show: si ritroverà spiritualmente spiazzato e in crisi con la moglie


primo piano
Ferrara affronta la fede con la semplicità e la fluidità di chi ha imparato, finalmente, a parlare perfettamente la lingua del cuore, quella del cervello e quella dello stomaco
Davide Morena     * * * * -

Atteso, attesissimo nuovo film di Abel Ferrara, al lavoro sul più sacro dei temi: la religione. C'erano tutte le premesse per uno scandalo, e il timore che uno tra i massimi talenti degli ultimi venti anni rimanesse tale, e non sublimasse mai in indiscutibile personalità intellettuale del nostro tempo. Cosa che invece è fatalmente accaduta. Ferrara non è più il "bad boy" dei narcotraffici e dei tenenti corrotti, è cresciuto, ma non si è addolcito. E oggi è un "bad man", che maneggia la macchina da presa come la forchetta (perché sia chiaro che il film è tecnicamente squisito) e si permette il lusso di prendere la parola senza neanche alzare la mano.
Che un film che parla di Gesù sia destinato ad attirarsi critiche feroci da ogni dove, ci pensa lo stesso Ferrara a chiarirlo per bocca del suo alter ego nel film, Matthew Modine, che veste i panni di un regista che ha appena ultimato un film proprio sulla vita di Gesù e si appresta a presentarlo nell'ultima puntata di uno show sullo stesso argomento. Ma Ted Younger (un immenso Forest Whiteaker), l'anchorman di successo che lo conduce, vuole scavare a fondo sia per motivi professionali, che per una tragedia che sta vivendo in famiglia: perciò si batte per un intervento nello show anche di Marie Palesi, che dopo aver interpretato Maria Maddalena nel film, preda di una crisi mistica, è fuggita a Gerusalemme.
Destinato agli anatemi, dicevamo, eppure sostenuto da una franchigia che difficilmente potrà essergli negata: la franchigia del grande autore, che dice ciò che dice per nessun altro fine se non la necessità di farlo. Questo uno dei binari di Mary: Ferrara/Modine rivendica il diritto di dire la sua anche su Dio, soprattutto su Dio, senza per questo mettere in dubbio che sia buono o cattivo, ma semplicemente tenendosi alle parole di San Tommaso, e cioè che c'è luce divina in ognuno di noi, e ciò ci rende partecipi, tutti, della divinità. Ed ecco la necessità di rivedere il ruolo di Maria Maddalena tra i seguaci di Gesù, se tante, troppe prove dicono che ella fosse più che una prostituta "redenta", se non l'apostolo più prossimo a Gesù assieme a Pietro.
Corre parallelo l'altro binario, quello della dimensione più intima e personale della fede, che è un rifugio dal male del mondo (la scena di Ted al telefono che chiede perdono alla moglie, con alle sue spalle un monitor dove scorrono le scene di un attentato palestinese, è folgorante) e che può divenire il faro della nostra vita anche quando non lo abbiamo tenuto in conto.
Tutto narrato con la semplicità e la fluidità di chi ha imparato, finalmente, a parlare perfettamente la lingua del cuore, quella del cervello e quella dello stomaco.
Non c'è spazio né opportunità di analizzare tali temi nel dettaglio in questa sede, ma il giudizio su questo film può essere espresso senza indugi, sebbene vada necessariamente sdoppiato: sul fronte morale, su ciò che Abel Ferrara dice di sé, di Dio e del mondo, il giudizio è sospeso; ma se ancora crediamo che i film siano anche opere d'arte, capaci di scaraventarci di fronte a noi stessi e a ciò in cui crediamo, allora Mary è un capolavoro. Inevitabile e doloroso come ogni capolavoro deve essere.

SECONDE LICEO - L'eucaristia: percorso storico e questioni teologiche

L'ORIGINE STORICA: Lc 22,14-20

14 Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15 e disse: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16 poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». 17 E preso un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e distribuitelo tra voi, 18 poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio». 19 Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20 Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi».
SUL CONCETTO DI "MEMORIALE": Es 12,1-14
1 Il Signore disse a Mosè e ad Aronne nel paese d'Egitto: 2 «Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno. 3 Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. 4 Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello, secondo quanto ciascuno può mangiarne. 5 Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre 6 e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto. 7 Preso un po' del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare. 8 In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. 9 Non lo mangerete crudo, né bollito nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere. 10 Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco. 11 Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la pasqua del Signore! 12 In quella notte io passerò per il paese d'Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto, uomo o bestia; così farò giustizia di tutti gli dèi dell'Egitto. Io sono il Signore! 13 Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre, non vi sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d'Egitto. 14 Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne.

SUL CONCETTO DI "TRANSUSTANZIAZIONE": dal Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica del 2005 (Libreria Editrice Vaticana), pag. 82-83:

"Che cosa significa transustanziazione?
  Transustanziazione significa la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione si attua nella preghiera eucaristica, mediante l'efficacia della parola di Cristo e dell'azione dello Spirito Santo. Tuttavia, le caratteristiche sensibili del pane e del vino, cioè le <<specie eucaristiche>>, rimangono inalterate."

SULLE CONDIZIONI PER RICEVERE LA COMUNIONE: dal Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica del 2005 (Libreria Editrice Vaticana), pag. 83-84:

"Che cosa si richiede per ricevere la santa Comunione?
  Per ricevere la santa Comunione si deve essere pienamente incorporati alla Chiesa cattolica ed essere in stato di grazia, cioè senza coscienza di peccato mortale. Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave deve ricevere il Sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla Comunione."




giovedì 13 ottobre 2011

SECONDE LICEO - Il battesimo: percorso storico e questioni teologiche

Dal documento della COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE del 2007 "La speranza  della salvezza per i bambini che muoiono senza battesimo" (Libreria Editrice Vaticana), pag. 3-4:

         "E' noto che l'insegnamento tradizionale ricorreva alla teoria del limbo, inteso come stato in cui le anime dei bambini che muoiono senza Battesimo non meritano il premio della visione beatifica, a causa del peccato originale, ma non subiscono nessuna punizione, poichè non hanno commesso peccati personali. Questa teoria, elaborata da teologi a partire dal Medioevo, non è mai entrata nelle definizioni dogmatiche del Magistero, anche se lo stesso Magistero l'ha menzionata nel suo insegnamento fino al Concilio Vaticano II. Essa rimane quindi un'ipotesi teologica possibile. Tuttavia nel Catechismo della Chiesa Cattolica (1992) la teoria del limbo non viene menzionata, ed è invece insegnato che, quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito specifico dei funerali per loro."

Dal Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica del 2005 (Libreria Editrice Vaticana), pag. 79:

"Si può essere salvati senza Battesimo?
 Poichè Cristo è morto per la salvezza di tutti, possono essere salvati anche senza Battesimo quanti muoiono a causa della fede (Battesimo di sangue), i catecumeni, e anche tutti coloro che sotto l'impulso della grazia, senza conoscere Cristo e la Chiesa, cercano sinceramente Dio e si sforzano di compiere la sua volontà (Battesimo di desiderio). Quanto ai bimbi morti senza Battesimo, la Chiesa nella sua liturgia li affida alla misericordia di Dio."
        

venerdì 7 ottobre 2011

TERZE LICEO - L'enigma di Giobbe: Dio e l'uomo in discussione

Soren Kierkegaard nella Ripresa scrive così a proposito del libro di Giobbe:

"Se io non avessi Giobbe! Non posso spiegarvi minutamente e sottilmente quale significato e quanti significati abbia per me. Io non lo leggo con gli occhi come si legge un altro libro, me lo metto per così dire sul cuore e in uno stato di chiaroveggenza interpreto i singoli passi nella maniera più diversa. Come il bambino che mette il libro sotto il cuscino per essere certo di non aver dimenticato la lezione quando al mattino si sveglia, così la notte mi porto a letto il libro di Giobbe. Ogni sua parola è cibo, vestimento e balsamo per la mia povera anima. Ora svegliandomi dal mio letargo la sua parola mi desta a una novella inquietudine, ora placa la sterile furia che è in me, ora mette fine a quel che di atroce vi è nei muti spasimi della passione."